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venerdì, Novembre 14, 2025

Formula 1: come la Ferrari può uscire dalla crisi?

Sulla Ferrari non pesa solo la pressione di una gara, ma il fardello di una nazione e la passione di milioni di tifosi. Anche la stagione 2025, iniziata sotto i migliori auspici e con l'enorme aspettativa generata dall'arrivo di Lewis Hamilton, si sta trasformando nell'ennesimo capitolo di un'odissea sportiva. La crisi di risultati è evidente e affonda le sue radici in un groviglio di problemi tecnici, strategici e manageriali. Per invertire la rotta e tornare a essere la potenza temuta di un tempo, Maranello è chiamata a un'analisi spietata e a un'azione decisa.

La monoposto: velocità a sprazzi, incostanza cronica

La monoposto Ferrari è il simbolo di questa incostanza. In qualifica, sul giro secco, ha mostrato sprazzi di competitività, illudendo che il potenziale per lottare al vertice ci sia. In gara, però, la realtà si è rivelata più amara. La vettura soffre di un bilanciamento precario che la rende imprevedibile, specialmente nelle curve ad alta percorrenza e nelle fasi di frenata, minando la fiducia dei piloti. Questo si traduce in una gestione degli pneumatici quasi sempre subottimale: o non riescono a entrare nella giusta finestra di temperatura, o si degradano troppo in fretta. A ciò si aggiungono sporadici ma pesanti problemi di affidabilità, come il guasto al servosterzo che ha tormentato Leclerc, che rendono la rincorsa ai rivali ancora più complessa. Mentre team come Red Bull e McLaren sembrano avere piattaforme più stabili, la Ferrari appare come una fuoriclasse talentuosa ma dal carattere ingestibile.

 

Non sorprende quindi che anche le aspettative degli appassionati e degli analisti si siano fatte più caute, come si nota dai pronostici delle gare di Formula 1 di Bottadiculo.it, portale specializzato proprio in analisi e previsioni, che tengono conto delle difficoltà tecniche e strategiche vissute da Maranello in questa stagione.

 

Il muretto sotto accusa: strategie e comunicazione da rivedere

Attribuire ogni colpa al reparto tecnico sarebbe un errore di prospettiva. Troppo spesso, infatti, il potenziale della vettura è stato vanificato da un muretto apparso incerto e poco reattivo. La crisi della Ferrari è, in larga parte, una crisi di esecuzione. Le decisioni strategiche sono state oggetto di critiche feroci: dalla scelta errata delle mescole in Bahrain, che ha trasformato una potenziale vittoria in un podio deludente, fino alle incomprensioni via radio con i piloti nei momenti più concitati, come accaduto con un frustrato Leclerc in Canada. Manca la capacità di reagire con lucidità agli imprevisti, come una Safety Car, e a volte sembra esserci uno scollamento tra i modelli di simulazione e la realtà della pista. Non è un caso che lo stesso team principal, Frédéric Vasseur, abbia identificato l'”esecuzione globale” come il vero punto debole.

 

Una questione di cultura e gestione

Questo porta al terzo, e forse più profondo, livello della crisi: quello gestionale e culturale. Vasseur si trova a combattere una battaglia su più fronti: da un lato proteggere la squadra dalla pressione mediatica esterna, dall’altro sradicare una “cultura della colpa” che storicamente serpeggia a Maranello e che frena l’assunzione di rischi. Le voci sul suo futuro contrattuale non aiutano a creare quel clima di stabilità necessario per una programmazione a lungo termine, specie con la rivoluzione regolamentare del 2026 alle porte. La dinamica interna, con due piloti fuoriclasse come Hamilton e Leclerc, richiede una gestione impeccabile per evitare che la frustrazione si trasformi in una dannosa rivalità interna.

 

Le tre priorità per uscire dalla crisi

La via d’uscita, dunque, deve essere un percorso strutturato su tre aspetti. Primo, quello tecnico: è necessario promuovere una filosofia progettuale più robusta, che porti a una vettura meno sensibile alle variazioni di assetto e più gentile con le gomme. L’affidabilità deve tornare a essere un dogma. Secondo, un pilastro strategico: bisogna investire in migliori strumenti di simulazione, ma soprattutto responsabilizzare e dare più potere decisionale agli strateghi, creando protocolli di comunicazione con i piloti che siano più snelli, chiari e diretti. Infine, quello manageriale: la leadership deve ottenere piena fiducia e avere il tempo di costruire un gruppo di lavoro coeso, al riparo dalle pressioni politiche. È fondamentale stabilire una visione a lungo termine che vada oltre il risultato della singola domenica.

 

Solo attraverso un fronte compatto e un lavoro meticoloso su queste aree, la Ferrari potrà uscire dalla tempesta e trasformare le speranze disattese nella solida realtà di un team vincente.

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