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venerdì, Novembre 14, 2025

Ing. Rodi Basso: “F1 2026? Troppa carne al fuoco!”

L'ingegner Rodi Basso, veterano di Ferrari, Red Bull e McLaren, oggi al comando del mondiale E1, analizza senza filtri il regolamento 2026: troppe variabili, rischio ritardi e una spinta elettrica più di facciata che sostanziale. Il suo sguardo privilegiato svela criticità inaspettate del futuro della Formula 1.

L’ingegner Rodi Basso, con un passato tra Ferrari, Red Bull e McLaren, oggi alla guida del campionato mondiale di motoscafi elettrici E1, offre uno sguardo privilegiato sul presente e soprattutto sul futuro della Formula 1. Dai suoi interventi emergono spunti di riflessione su tre fronti cruciali: le incertezze del regolamento 2026, la spinta verso la propulsione elettrica e il trasferimento tecnologico tra motorsport e nautica.

Regolamento 2026: troppe variabili, rischio ritardi
Rendering della monoposto immaginata dalla FIA per il mondiale 2026 di Formula 1 –
Credits: @FIA via X

Il cambiamento tecnico previsto per il 2026 è forse il più radicale nella storia recente della Formula 1. Le nuove power unit ibride ed elettriche, la rimozione dell’MGU-H, l’introduzione di ali e assetti variabili: un mix che promette di rivoluzionare il concetto stesso di monoposto.

Basso non nasconde le sue perplessità: «Hanno messo troppa carne al fuoco tutta insieme. Le variabili diventano tantissime e non è chiaro come le squadre riusciranno a trovare un equilibrio». A preoccupare non è solo la complessità tecnica, ma anche la tempistica: i dubbi sulla reale capacità di rispettare le scadenze regolamentari sono forti. Non è escluso che alcuni ritardi possano emergere già nel prossimo anno, con conseguenze sulla competitività del campionato.

Propulsione elettrica: più immagine che convinzione

Uno dei cardini della riforma è l’ampliamento della componente elettrica nelle power unit. Per Basso, però, si tratta soprattutto di una scelta dettata dall’immagine e dal posizionamento del brand Formula 1, più che da una reale convinzione tecnica.

«La F1 non può ignorare la mobilità del futuro, deve parlare alle nuove generazioni e mostrarsi sostenibile», osserva. Tuttavia, sul piano dell’innovazione, il beneficio appare limitato: non si intravedono veri salti tecnologici, mentre l’eliminazione dell’MGU-H ha come principale obiettivo la riduzione dei costi. Una trasformazione, insomma, necessaria per ragioni politiche e di marketing, ma non per una spinta ingegneristica genuina.

E1: la Formula 1 dell’acqua
Ing. Rodi Basso, ex Formula 1 con Red Bull, Ferrari e McLaren e CEO della E1Series

Il percorso professionale di Rodi Basso dimostra come il trasferimento tecnologico dal motorsport ad altri ambiti possa essere un motore di innovazione. Con la sua E1, il mondiale per motoscafi elettrici, ha costruito una piattaforma unica: «Abbiamo applicato all’acqua ciò che abbiamo imparato in pista. Il mondo nautico è più indietro sull’elettrico, e questo progetto sta ispirando moltissimo l’industria».

L’idea di fondo è la stessa che anima la Formula 1: coniugare sport e tecnologia, creando un laboratorio in cui le soluzioni sperimentate in gara possano avere ricadute reali sul mercato. È un modello che Basso vede come futuro possibile non solo per la nautica, ma anche per il motorsport stesso, troppo spesso accusato di non avere un impatto concreto sul mondo industriale.

Uno sguardo oltre

Visionario e pragmatico al tempo stesso, Basso non si limita a fare analisi: confessa di sentirsi un “costruttore”, uno che ama partire da un foglio bianco. Il suo obiettivo è chiaro: unire sport e tecnologia a un’applicazione commerciale capace di migliorare la vita delle persone. Un traguardo ambizioso che, se raggiunto, darebbe al motorsport una nuova legittimazione anche al di fuori delle piste.

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