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venerdì, Novembre 14, 2025

Fornaroli domina la F2 ma la F1 premia solo gli sponsor

Nel panorama della Formula 2, Leonardo Fornaroli è l’esempio più lampante di come il talento, da solo, non basti più per aprirsi la strada verso la Formula 1. Lo ha sottolineato con lucidità Mattia “Deffo” De Filippi durante la sua ultima partecipazione a Pit Talk: “Fornaroli è umile, concentrato e si sta giocando un titolo che a inizio stagione sembrava insperato. Ma per lui non ci sono sedili disponibili in F1.”

Eppure, parliamo di un pilota che ha fatto tutto ciò che serviva per meritarsi almeno una chance. Mentre molti coetanei vengono spinti in alto da sponsor milionari o da “programmi giovani” che più che formare talenti creano gerarchie, Fornaroli ha conquistato risultati sul campo, mostrando velocità, solidità mentale e maturità.

Il problema – e qui la riflessione si fa più amara – è che il sistema della Formula 1 non è più un meritocracy, ma un business in cui contano più le valigette degli sponsor che i decimi sul cronometro. Lo stesso Deffo lo ha detto chiaramente: “L’unica opportunità reale potrebbe essere in Alpine, ma Colapinto porta sponsor importanti”. Tradotto: il talento da solo non paga.

Lo scenario più realistico, secondo l’analisi di Deffo, è quello di un anno da terzo pilota, in attesa di un possibile debutto nel 2027. Una gavetta moderna, simile a quella di Piastri, ma che lascia l’amaro in bocca: un campione in potenza costretto a guardare gli altri correre, solo perché arrivato senza il biglietto giusto per il treno della Formula 1.

Certo, l’arrivo di Antonelli rappresenta un segnale di svolta per l’Italia, la dimostrazione che il talento tricolore può ancora emergere se sostenuto dal giusto progetto. Ma proprio per questo, il caso Fornaroli fa riflettere ancora di più: non bastano un paio di eccezioni per parlare di cambiamento. Il sistema resta sbilanciato, e rischia di perdere altri ragazzi pronti a fare il salto solo perché non hanno il supporto economico o politico adeguato.

Fornaroli ha dimostrato di meritare la Formula 1: se la categoria vuole davvero tornare a essere una palestra di merito e non solo un palcoscenico per sponsor e marketing, dovrà trovare spazio anche per lui. Perché dietro Antonelli non deve esserci il vuoto, ma una generazione intera di piloti italiani che merita la stessa opportunità.

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